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Dio assume la condizione di servoLuca 12:35-48 35 «I vostri fianchi siano cinti, e le vostre lampade accese;
Filippesi 2:5-11 5 Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato anche in Cristo Gesù,
L’evangelo invece mostra un cambiamento radicale: Gesù prende forma di servo. Il Dio si manifesta nell’umanità a partire dai più piccoli e schiacciati. La cosa strana è che nella comunità intorno a Gesù c’erano sì delle persone povere, come anche dei contadini o dei pescatori, artigiani e commercianti, ma non emergono schiavi e schiave. Questi dovevano costituire invece una parte non indifferente delle prime chiese domestiche nel mondo ellenistico. Da quando la comunità cristiana iniziò a riunirsi nelle case ecco gli schiavi e le schiave uscire dall’ombra e percepire una parte del vangelo di Gesù che forse fino a quel momento era rimasto nascosto. Dio assume la condizione di servo. Che rivoluzione del pensiero e della comprensione della società! Se guardiamo la parabola successiva ci accorgiamo che essere servo ha qualcosa e anche molto a che fare con il bene comune. Amministrare in modo saggio e fedele significa fare in modo che tutti abbiano da mangiare a tempo debito. Si sente qui risuonare un salmo che attribuisce al Dio creatore la capacità di spartire il nutrimento giusto e necessario a ogni creatura, comprendendo l’essere umano nel cerchio più ampio di tutti gli animali. Così un amministratore saggio e fedele rispecchia il lavoro che il creatore compie per mantenere l’armonia e il giusto equilibrio nel mondo. Dio ha assunto la condizione di servo. Così a noi è affidato questo compito di cercare la giusta condivisione di tutto ciò che ci è affidato. Nelle parabole non è da accostare Dio al padrone crudele che punisce duramente i suoi schiavi, che sappiano o non sappiano cosa lui voleva da loro. L’accento è sul senso di responsabilità: a voi molto è stato affidato, Dio si aspetta molto da voi. Vi è stato affidato un vangelo che parla di liberazione dei prigionieri. Prigionieri di guerra o prigionieri per debiti, come accadeva allora, resi schiavi. La schiavitù degli esseri umani ha un termine con l’annuncio del vangelo, come anche l’arroganza di chi si serve del lavoro di schiavi. Dio ha assunto la condizione del servo. Il padrone che serve a tavola chi lo ha atteso vegliando la notte è un forte segno di speranza. Bisogna essere pronti ad accogliere questo Dio che cambia le carte in tavola, attenti alla sua venuta che trasforma il mondo in un luogo di giustizia e condivisione. Questo Dio è il Dio in cui crediamo, che cambia il mondo dal basso, che assume la condizione di un servo per mettere fine alla schiavitù, all’oppressione dell’uomo sull’uomo. Ora a noi è chiesto di saper rispondere al meglio dei doni che ci sono affidati, compresa la nostra libertà, il benessere in cui vivamo, questa democrazia che ci rende soggetti sociali. Tutto ciò che ci è affidato fa parte di quei beni da spartire di cui siamo responsabili, di fronte agli altri e di fronte a Dio. L’evangelo della liberazione dei prigionieri è la luce che ci guida.
Pastora Letizia Tomassone, Chiesa Evangelica Valdese di Firenze |
Ultimo aggiornamento: 1 Agosto 2015 ©Chiesa Evangelica Valdese di Firenze |